Una sera del mese di novembre, pioveva molto, e io, mio cugino Renato e un certo Ermete Rossi ci avventurammo in paese in cerca di scorte e mentre io ed Ermete rimanevamo sotto il nostro ombrellone da pastori in attesa vicino l'angolo della chiesa di S.Sebastiano, ove oggi c'è il salone, allora c'era un fosso e un grosso albero di acacia. Come vi dicevo, mentre noi aspettavamo sotto la pioggia Renato entrò nella vicina taverna di Michele Palombo, passato un po' di tempo, visto che non tornava e il locale era frequentato anche dai tedeschi, decisi di andarlo a chiamare. Ero appena entrato che vidi Renato tranquillamente seduto a giocare a carte, mi avvicinai per chiamarlo, ma in quel momento una pattuglia tedesca pronunciò le parole "Achtung! Achtung! Vogliamo cinque persone, e puntarono il dito verso di me, Renato e un certo Rolando Fabi e altri due che già lavoravano per loro a prendere l'acqua a Giuliano si offrirono volontari, erano una certo Righetto parente dei Ruggeri e Filiberto Bravo. Intanto mentre avveniva tutto questo Renato cercava di convincerli a lasciarci stare promettendo in un approssimativo francese che in cambio gli avrebbe dato del "giambon", ma tutto fu inutile.

Pasquetta al "Macchione"

Salimmo su un camion ambulanza che era ormai buio e partimmo. Non avevamo idea di dove saremmo andati a finire, c'era chi pensava ci saremmo fermati "alle mole", il fiume del paese chi invece prospettava il tanto paventato Cassino. La nostra destinazione fu invece nella campagna di Carpineto, ove c'era un viale con grossi alberi di gelso e una chiesa quasi come quella di S.Sebastiano (che poi sapemmo essere una cappella privata di Papa Pecci).

Lì caricammo alcuni grossi ciocchi di legno di gelso e poi entrammo in chiesa trovandola piena di soldati tedeschi feriti, molti si lamentavano in attesa delle ambulanze che li avrebbero trasportati in ospedale.

Lungo le pareti della chiesa tanti quadri ad olio e statue e statuette, sull'altare da un lato c'era la statua della Madonna e dall'altro un altro santo che non ricordo. Quello che ci colpì era che al centro dell'altare era esposto Gesù Sacramentato, noi volevamo prenderlo per portarlo nella chiesa di Villa ma i tedeschi ce lo impedirono.  Ripartimmo alla volta di Villa, ma giunti nel tratto di strada sotto Pisterzo ove la via è stretta fra la montagna e il fiume un aereo alleato ci scoprì e iniziò a mitragliarci, i soldati ci fecero scendere di corsa e ci sparpagliammo li intorno, chi dietro dei massi chi perfino nel fiume in mezzo ai canneti.

L'aereo dovette reputarci un ben magro bersaglio perché andò via subito lasciandoci riprendere il nostro viaggio.

Giungemmo a Villa verso l'una, la macchina si fermò davanti l'arco di"Palazzo Marchese", lì trovammo ad aspettarci la nonna di Filiberto, Zia Angelina, ed altre persone. 

Scaricata la legna al lato del comune ci offrirono una gavetta di vino caldo zuccherato,una bevanda per loro molto in uso, e un filone di pane lungo circa 20 cm, di forma quadrata con uno strano sapore e uno strano colore perché era molto scuro, ma dato il periodo per noi era manna dal cielo.

In seguito riprendemmo di nuovo a frequentare il paese.

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