Un giorno alla curva delle Fontanelle, dove io e i miei eravamo giornalmente poiché avevamo un terreno e un capanno di legno, mentre parlavo con mia madre venne un soldato e ci ordinò di andare con lui a prendere delle fascine di fieno in quelle casette che si trovavano più giù. lo feci il gesto di rifiutarmi, ma lui mi puntò il fucile e così con mia madre fummo costretti a fare parecchi viaggi con il fieno in collo. Sempre lì dove eravamo noi e la casetta dei Cristini c'era un piccolo largo dove tutti i giorni dei meccanici tedeschi riparavano le loro macchine ed io spesso mi fermavo a guardarli fino ad un giorno in cui vidi gironzolare in mezzo a loro un forestiero con una valigetta in mano, dopo un po' questo giovane mi si avvicinò e mi chiese dove si trovava "cesa pulita" (che è una località in montagna) io gli diedi le indicazioni e lui si allontanò andando dentro la casa di Filippo Rossi che si trova ad una ventina di metri più avanti e sempre sulla strada.
Incuriosito lo seguii e passai nella parte posteriore della casetta ove c'era una finestrella e da lì vidi che apriva la valigetta sul bordo di una cisterna che era in cucina e con una radio incominciò a trasmettere. In precedenza gli avevo visto fare anche delle fotografie con una macchinetta che aveva nascosta in un anello che portava al dito. Capii che era una spia e la sua macchina fotografica mi piaceva tanto che quando uscì cercai di ricattarlo dicendo che se non mi dava l'anello lo avrei denunciato ai tedeschi. Lui mi rispose che era un soldato italo-americano e che mi avrebbe dato dei soldi se li avessi voluti, ma la macchinetta no e in un attimo sparì prendendo il sentiero per "cesa pulita". Dopo pochissimo tempo un caccia volando a bassa quota butto un pacco sulla zona indicata, i tedeschi corsero subito, ma quando tornarono capii che non erano riusciti a trovare nessuna traccia. Un giorno, penso nel mese di Giugno, mentre ero in piazza mi chiamò Mario Anticoli figlio di Margherita Maiella e mi disse:" perché non mi accompagni dove sono i carri armati? mi serve qualche pezzo..." gli risposi :"Mario, lascia perdere che se ci beccano i tedeschi ci fucilano", "ma quelli sono da mesi abbandonati e non ci va mai nessuno". Sulla via vecchia che va dalla conicella fin giù alla provinciale vicino alla diramazione per le "strette" c'erano fermi due carri armati italiani e un terzo a lato di sotto la provinciale, ci recammo verso i due e aperta la torretta entrammo. Da come Mario si muoveva pensai che c'era stato già altre volte anche perché c'erano dei pezzi già smontati come una dinamo che ricordo di aver visto poi per anni nell'officina del fratello. Non era trascorsa neanche un'ora che due soldati vennero a montare la guardia ai mezzi! Non era mai successo prima! Ci guardammo in faccia e dopo esserci chiusi all'interno Mario disse :"Se non riusciamo a scappare per noi è la fine!". Dalla mattina fino alle 13 passate rimanemmo chiusi all'interno e ricordo che ci faceva una caldo da morire. Noi potevamo vedere i tedeschi tramite una finestrella fatta a persiana. La nostra fortuna fu che quando arrivò il cambio le sentinelle gli andarono incontro allontanandosi per un bei pezzo e noi approfittammo di quel momento per fuggire. Mario morì poi colpito da schegge di granata mentre era al "macchione e ricordo che lo riportarono al cimitero adagiato su una scala perché allora il "Macchione" era collegato al paese solo con una scoscesa mulattiera.
Purtroppo la stessa morte dovuta alle schegge delle cannonate toccò ad un mio caro amico Ruggero Ruggeri colpito in contrada "monticelli", Ruggero era il più bravo di tutti a giocare a pallone anche perché aveva imparato nel collegio presso Genzano che frequentava. 5/9 segue pag. 6 |