Nella nostra casa, che come ho detto era sede del comando tedesco, noi abitavamo gli scantinati e non era infrequente che alcuni soldati tedeschi venissero a sedersi al nostro focolare per cuocere le patate e ricordo ancora un certo Karl, un padre di famiglia, che cercava di farsi capire e mentre ci mostrava le foto della sua famiglia piangeva, con la gavetta in mezzo le gambe e diceva :" a me questa maledetta guerra non mi interessa, spero solo al più presto di poter tornare a casa....di chi vince a me non importa niente!" Tutte le sere quando andavamo a dormire, su al terzo piano, ci chiudevamo dentro una stanza per ascoltare radio Londra (allora vietatissima da ascoltare) e una sera mentre ascoltavamo dei tedeschi aprirono la porta e si sedettero con noi e così fu poi per tutte le altre sere. Vivendo praticamente nel comando tedesco fu inevitabile che finissi per lavorare per loro ed in particolare con un giovane meccanico dentista molto bravo e che parlava bene l'italiano. Non appena entrati dal portone di casa, dove poi c'era la cucina di mia madre era installato il laboratorio dentistico dove si rimettevano e curavano i denti, anche mio padre fu uno dei loro clienti, nella stanza affianco ci dormivano, avevano dei letti a castello in legno e per rete una tela molto dura. Nella stanza dì fronte, subito prima di salire le scale c'era il mio amico meccanico di nome Paul. Sul portone di casa c'erano delle scritte su una tavoletta inchiodata, erano in carattere gotico, al primo piano c'era invece la sede del comando tedesco. Ogni mattina, anche d'inverno, soldati e ufficiali si lavavano con l'acqua gelida della cisterna nel cortile, li potevi vedere a torso nudo e le loro armi sparse ovunque. Nel giardino davanti a casa venivano macellate le bestie (maiali, vacche, pecore etc..) che venivano poi portate nel mattatoio, che si trovava nel garage destro della casa di fronte di Bonomo Vincenzo, per la lavorazione della carne. Le bestie venivano uccise con un colpo di pistola alla fronte e poi macellate. Lì intorno c'erano spesso sfollati da Frosinone per farsi dare tutto ciò che i tedeschi scartavano. Durante il giorno si vedevano spesso "Le cicogne", così erano chiamati i piccoli aerei ricognitori alleati che a volte per riprendere foto volavano veramente bassissimi. Passavano i giorni e lavorando con Paul, oltre ad imparare i rudimenti del mestiere cominciavo pian piano ad assimilarne la lingua, ad esempio la pasta per fare le protesi veniva chiamata wachs e avevo imparato anche a contare in fretta sino a cento.
Una mattina mentre vulcanizzavo la dentiera di Don Amasio Bonomi, allora arciprete di Villa, entrarono due strani personaggi alla cui vista Paul scattò immediatamente sull'attenti e nel parlare con loro si vedeva che tremava, tanto che faceva pensare a delle persone di grado veramente molto elevato. Dopo un lungo dialogo si girarono prima verso di me e poi verso Paul, forse chiedendo chi ero e cosa ci facevo lì dentro Paul gli disse che ero il figlio del proprietario della casa e che lavoravo per loro e poi mi presentò:" Questo è il Generale Goering e questo è Eickmann comandante delle SS". Non so come dire la gioia che provarono nel sentire che lavoravo volontariamente per loro, ma io dalla paura mi ero appartato nell'angolo tra il tavolo di lavoro e uno scaffale. Quello grosso di statura (Goering) era in borghese e mi sollevò in alto pronunciando delle parole in tedesco, portava gli stivali e dei pantaloni alla cavallerizza molto larghi con una giacca sahariana di colore chiaro e non ricordo se portasse qualcosa in testa. L'altro (Eickmann) era più giovane ed esile e vestiva la divisa scura delle SS. Prima di andare vìa Paul scattò delle foto, e in alcune insieme a questi personaggi c'ero anch'io, chiesi a Paul di chiedere a Goering di potermi fare un permesso per uscire anche durante le ore di coprifuoco. Goering disse a Paul di scriverlo quindi lo firmò di persona e vi appose un timbro che riportava un'aquila ad ali spiegate e sotto la croce uncinata. Mi fece poi un permesso per andare al teatro che la sera si teneva per le forze armate nella chiesa di S. Sebastiano e mi firmò anche un buono per ritirare 180 pacchetti di sigarette con cerini (premetto che i pacchetti erano diversi, alcuni contenevano solo 5 sigarette , altri 10 altri 20). Il deposito si trovava nel palazzo delle suore, sul lato destro dell'ingresso dove ancora oggi si può vedere un grande cancello di ferro. La sera, io e mio padre, andammo a teatro e i soldati all'ingresso vedendo il permesso ci accompagnarono ai posti con grande deferenza. I permessi d'ingresso erano pochi perché la chiesa era piccola e non ricordo se ci furono repliche nelle sere successive. 6/9 segue pag. 7
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