ERNESTO PETRILLI,
LO "SCIENZIATO" DI VILLA
2/3di Augusto Anticoli
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Alla domanda di cosa rappresenti Ernesto Petrilli per Villa Santo Stefano, la risposta è sintomatica: una risorsa di elevato valore culturale. Storico del paese, in relazione alle origini genealogiche della popolazione, specificatamente allo studio di famiglie santostefanesi di derivazione ebraica. Studioso di scienze d’erboristeria ( erbe selvatiche ) presenti nel territorio. Ricercatore di reperti archeologici, fossili e di cimeli bellici. Letterato, si definisce "poetastro dialettale": autore di poesie paesane di carattere autobiografiche, tra cui la preferita è "Alberi Pizzuti", ovvero i cipressi del cimitero. Per le ricerche di materiale archeologico, Ernesto ha costituito una "società" con Dario Pace e Tonino Cicciarelli. Nel tempo libero, i tre amici si recano nei posti più remoti del territorio in cerca di monete antiche, utilizzando uno strumento d’avanguardia e precisione: il metal detector Fisher. Ernesto possiede un motto "personale" che guida ed ispira il corso della sua vita quotidiana, e rappresenta anche la "stella polare" che illumina il suo cammino nel campo della ricerca. "Non potendo allungare la vita, cerco di allargarla facendoci entrare tutto il possibile". Un pensiero filosofico, spicciolo ed al contempo profondo, che si traduce così: il tempo a disposizione deve essere sfruttato fino in fondo, dilettandosi a realizzare il maggior numero di cose utili. Le contrade Ara del Tufo e Valcatora ( quest’ultima località, comprende un vasto territorio dislocato nei comuni Villa Santo Stefano, Prossedi e Giuliano di Roma ), sono ricche di reperti archeologici, il sottosuolo contiene resti dell’epoca romana e preromana. Arcangelo Lucarini - Zio Giovannino - ha raccontato ad Ernesto che durante gli scavi per la costruzione della casetta di famiglia, agli inizi del novecento, è stata rinvenuta una pietra marmorea con epigrafe in latino. Il nonno Rocco decise di lasciarla fuori, con l’intenzione il giorno dopo, di portarla al parroco del paese Don Amasio. Purtroppo il gelo dalla rigida notte d’inverno la frantumò in mille pezzi. Appena ne venne a conoscenza, il parroco si arrabbiò molto, da quell’antico cimelio, si poteva risalire alle origini storiche del territorio. Le rovine di una villa rustica romana, si trovano ben visibili nel terreno della famiglia Lucarini. "La villa romana, - racconta Ernesto - è costruita con il classico cemento dell’epoca, il cosiddetto opus coementicium, ovvero malta e scaglie di pietra incastonate in un unico blocco e assai resistente. Anticoli Violanto, mi ha riferito di quando stava costruendo una stanza sotto la casetta e doveva rompere un pezzo di muro romano. Lui ed Arcangelo Lucarini, iniziarono a martellare la roccia alle ore sette di mattina, non si riusciva a rompere neanche un pezzo. Il primo frammento, venne spezzato a mezzogiorno. Questo, a dimostrazione della qualità e dell’estrema resistenza del materiale per le costruzioni di edifici e case in epoca romana."
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Ernesto Petrilli: la Biografia pag.1/3 pag.2/3 pag.3/3
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